da "Insidie e sinfonie" - Palermo 1982

 
IL GIOCO
Tra le tue cose, con cura ben disposte,
tra un carillon e calze appena smesse,
gioco al serpente col tuo nastro rosso
e sul piano scuro del vecchio canterano
conosco la storia, per nulla cronologica,
piuttosto: orizzontale, di oggetti del ricordo.
IL PORTACENERE GIALLO
Se improvvisi suonando arrivano certi ospiti:
È un guaio davvero offrire ai loro occhi
grommato di fumi il portacenere giallo.
Tu subito rimuovi l'oggetto del disdoro:
"Di là nel lavello, certo non reca offesa"
dici nel frettoloso gesto del nascondere.
, un semplice lavare, separi il bene e il male.
 
L'ATTESA
Tu dici perditempo. Tu, forse, mi dirai,
borbottando, in incerto: "rechercheur des nuages"
con garbo addolcendo. Scricchia il piede impaziente
sui legni di casa: tuo orologio al mio
trastullare di penna sulla carta che preme.
La terna che non tiene non ti concede requie:
il mio pedigree ricercato ti sfugge.
Nel mio drumlin racchiuso, strigiforme, paziente,
di contro al tuo agitarti un mio innocuo sgarbo,
io attendo sua vista e non certo gli incontri.
 
LOTTE MINIME
I
Dentro la scorza la scarna parola
del chi siamo ci sfugge
e poveri nel gesto
torniamo ad inventariare l'usato.
Una calza scolorita al tallone
da riportare domani al riscontro
alla vecchia cassiera
del supermercato lì sotto casa
ti balla nella mano
mentre quasi soppesi il quanto costi.
 
II
La luce di taglio spartendo
i tuoi seni nell'ombra sul muro
ferisce d'un poco i miei occhi per scelta
da oggi un poco più presbiti.
 
ASCOLTANDO UN DISCO DI BRAXTON
Noi, stranieri, a trent'anni, qui noi
e da qui, noi, lontani e dispersi.
Armonia clownesca di danza
(che ballare era un gioco di foglie).
Cantare. Gli accordi in disaccordo.
Ecco, qui confuso e presente,
perché l'acqua ancora chiarore
e noi, tutto futuro, ridesta,
e pause e non pause, gli stacchi,Braxton, la musica. Su via, via.
 
A
Ancora annaspi in attesa d'accertare
l'archetipo arcano, l'amore accarezzato,
l'angolo amico - e alterni l'allegria
per l'aggeggio acquistato od altro ancora
all'Arengario o in un altrove affine
all'ansia di attendere l'abitazione amica.
 
TU LONTANO, TU DENTRO A QUALE CANTO
Tu lontano, tu dentro a quale canto
per nevi per maggi inseguendo
mi conduci? Che sia parola
da orlo ad orla fatta sicura
che costante separi in debordanti soli
e accartocciata in corni di luna
s'avventi attragga congiunga.
Da porta a porta malcerto individuo
nei soli riversi di monete di latta
nei sorrisi tuonanti di San Silvestro
la tua intima gioia dell'attesa ansiosa
che nel sole del Nord la morte inganna.
Riecco da porta a porta
i mari d'erba di Toscana (il gioco)
e monti più nostri
dove il melograno inizia sue radici
lì dove tutto si congiunge
nell'ombra tua serena.

 

SERATA MARCHIGIANA
A spicchi per spacchi qui s'illampa la sera.
Scontrosa lumaca per cerchi s'insinua
negli strisci gommosi d'un tergicristallo.
"Che piove" od altro, dici calma sul tempo
per quei giochi che la mente c'impone
(il ramo spezzato sull'ultimo crinale)
il tuo bollettino, distratto, non seguo.
"C'è ben altro" ribatto. Un altro che diverso
sfugge alla presa mentre nel farsi la sera
rivendica prestigi d'illuminati colli.

 

LA BELLA COSA
... e traspira umore la terra, dove
tutto accartocciato sono disteso -
occhio velato - su un raggio/miraggio.
Riscontri ed altro: tutto un rimasuglio;
una carezza sul viso dolcezza
mia umida serenità, vaghezza!
Uno scodinzolare - via, via! -
tutt'attorno alla sfera. Oh vita!
Si mischiano i colori. Scolorano.
Fragore di mare che lì si sfrange...
 
... e m'accorpo nella sabbia di sotto.
Il disastro infantile è già lontano;
espiato. Con tutti quei corvi,
troppi - esiti di dolorante routine -
che planano nella memoria. Oh inganno!
Vorrei ancor far lappe all'Oriente,
 aprire i cassetti, uscirne uno slogan.
- T'accarezzo i capelli, uno scarruffo -.
Di un volo di tòrdoli trapela
tenero il ricordo. Nostra ironìa!...
 
... j'aime le souvenir de ces époques nues, ...
- un battito d'ale, sfogliare un libro -.
Il bello, potessi per spazi più ampi
tornare al senza, nell'umido del buco.
Un'armonia che inseguo con mano
per ceneri ed altro brusto cercando.
Buco, mucosa s'accuccia sul palmo
rugiada di maggio, che già le stoffe
abiti smessi, distesi corrode
la bella, il tuo seno nudo, immagine.
 
... e ridono inermi, qui, le lucertole
della bella immagine. Ah potessi
(cassa, canapa, cesta in circolo chiuso)
fare qualcosa! Un segno, un senso, un sogno,
un reve d'antan purché smuova la terra
accartocciata senza terremoti
che già il granchio di mare qui s'insabbia.
Tornare dove non sono mai stato
 dove tra porte buchi mucose
la bella cosa s'accuccia odorosa.
IDEOLOGIA ' 81
La statua vendicatrice, la bella immagine,
di Casanova altero frana nell'iperbole.
Stalin _ morto in un impasto di pinoli.
 
ECONOMIA DOMESTICA I
Fiori odorosi in fondo al tinello.
Dentro rimane curvo o rettilineo
indifferentemente (senza creare problemi)
l'andare regolare dell'improbabile volo.
Cacao, latte e zucchero quanto basta
poi faremo l'amore senza domandarci
perché siamo. Un caldo settembre
nel disdoro d'essere altri da sé
tutto recidivo fluisce
in una puntura di vespa accaldata.
Scola la pasta. Avanti un altro.

 

ECONOMIA DOMESTICA II
È sufficiente un ramo perché scoppi,
in balzo nero, il gatto del ricordo:
dispersi i compagni e logori i canti
tra reti e nasse s'impiglia il passato.
 - Che è tutto un seguire di granchi, scorze
e croste nel farsi - tu dici - rena -.
Il sogno non ha bisogno riscontri:
lontano sbatte la porta del frigidaire
sulla maionese avanzata a sera
con cura l'avevi montata per me.
 
LA STORIA
Non più
La Storia non striscia
lasciandoci parole
come un tempo ragnatele alla mente.
Qualcuno ci scampava.
Neppure penetra dentro scavando profonda
tra cantine d'infanzia
così piene di ragni.
Non dirne più!
L'unica Storia rimasta
è cronaca del nostro precoce invecchiare
... e mentre su noi serena tonfa la sera
noi, chiusa, nel cerchio..
...a volte si canta.

Casa Galimberti, architetto Giambattista Bossi - 1905 - Via Malpighi

 

 

LA STORIA
Non più
La Storia non striscia
lasciandoci parole
come un tempo ragnatele alla mente.
Qualcuno ci scampava.
Neppure penetra dentro scavando profonda
tra cantine d'infanzia
così piene di ragni.
Non dirne più!
L'unica Storia rimasta
è cronaca del nostro precoce invecchiare
... e mentre su noi serena tonfa la sera
noi, chiusa, nel cerchio..
...a volte si canta.

 

 

PRO MEMORIA

I

Ricordarsi
così alla mente
la nota che stecca
la parola che evasa
dai tasti confusi
di una portatile rossa
(miope alla polvere)
rintana se stessa
dietro un riscontro di spesa.
Deve essere lì l'anomalìa,
la caduta,
sotto quella goccia di menta
che tutta la verdeggia.
II
Ricordarsi
ora che le ferie
scivolano addosso
per rotolarci alle spalle
svuotate d'umori
di lasciare una traccia:
un nastro rosso
nello Zingarelli
dove la parola, talpa alla luce,
indifferente si rincagna.

 

IL VIAGGIO
Mentre nel cielo arrossato s'illampa il leone
nessuna preoccupazione deve ponfarci addosso:
scendere ora, dopo il gran corso tutto platani,
o più in là, dove la città si rilassa in subburbe
(ai cigli consumati l'erba s'inciuffa comunque
tra siringhe e riscontri d'amore consumati in fretta),
non ha alcuna importanza, neppure marginale.
Dovunque, scendendo, si ponga piede sul selciato
il viaggio, circolare, ha il suo capolinea
tra lambrette, flippers e petruzze colorate.

 

D'IMPROVVISO TROVARSI ADDOSSO IL MARE
 
Dimprovviso trovarsi addosso il mare
con tutto quanto di suo c'è dentro
disperso in un arrotarsi di lame
nel sole che illampa in cima alla vista

dei nostri clandestini coraggi.

IL VECCHIO CALZASCARPE
Il vecchio calzascarpe
pare non abbia più nulla da dire.
Si è accartocciato verso le ventitré
in un angolo sul canterano
ed ora rischia il secchio dell'usato
assieme a un tuo nastro rosso
e a qualche riscontro di mercato.
APPUNTI PER UN GRAN TEATRO
I
... 
tra l'est del sole e l'ovest della luna,
, la libertà scoperta per caso:
un raggio di poca luce discreta,
apre la tenda: inizia lo spettacolo!
...
II
...
attenzione in un coro di Vespini
un trentenne che dorme chiede il vero:
"Dov'_ la mela e la dolce ciambella?"?
Crusca nel testo e trombe fuori scena.
...
III
...
tra reduci in ginocchio a capo nudo
s'aprono le scale e scendono soubrettes
dentro l'occhio giallo di un riflettore
scoppia la rima di un vecchio pudore.
...
IV
...
in questo bailamme circolare
il bandito pi_ duro, l'arrogante,
al pubblico che applaude, balla il rock.
Ogni festa reclama il suo sangue.
...
V
...
di Remo che correva incontro al treno
al treno che marciando lo schiacciava,
della Fiat nera, dell'amante bionda:
niente e nulla. Suona la tromba e basta.
...
VI
...
ah quando Parker spingeva sul sax
e la rabbia condannava al miracolo
dico di quello economico non altro
e tutta la giovent_ si chiudeva in jeans.
...
VII
riscontro ed altro: tutto un rimasuglio
le sere e i solenni pomeriggi
bevuti sino in fondo senza gloria
mentre sul palco avanza la cantante.
...
VIII
...tra macchine teatrali ed altro
ancora la gente urta e si spinge
sperando che una luce privilegio
cada per accidente sulla via
...
IX
...
mentre la terra assorbe sudore
piange l'angelo impagliato sulla scena
entra il somaro dal muso imbiancato
grida l'ukase e danza in passerella.
...
X
...
nell'estremo dell'esiguo spazio
in cui la parola si concede
non c'_ luogo per la solare mangosta:
nell'arido strisciano orride serpi.
...

 

UN MARE FRA I SASSI
I
... primavera d'infanzia
qui ci inganna a febbraio:
un sole d'incanto a colpi di frusta
scoppia all'incostro del rame annerito,
di taglio, giù nel legno
per placche, per secche, per linfe. Dentro
qua e là con forza menando la sferza
che di schianto ci schiocca
primitive parole
e primarie memorie...
II
... già per corso Venezia,
dove sul fondo, nell'aria che sfrizza,
il mare è lì di casa,
tutto si schiude in un sole di latta
in uno scoppio di gobba di gatto:
via Melzo tutta d'un fiato. Tutta:
distesa in riva al mare
tra lapidi ed altro alla memoria.
"Cosanesai della sala bigliardi?
... d'un raggio di luce tutto lucore"...
III
... tra bagnanti e turisti
in via Malpighi, puzza di pesce,
la casa Liberty tutta piastrelle
e tre morti ammazzati.
Più in là qualcuno si lascia morire
sempre più spesso tra lune e cavalli
soli e stranieri in bilico nel sole:
un fischio un ghigno uno sberleffo e ciao.
"Si spari al tasso, si parli del sesso
e poi via", secondo armonìa...
IV
... un colpo alla testa, il sasso che spezza,
tirato nell'acqua, l'immagine bella
tra cerchi concentrici
d'un pesce che salta:
accarezzata certezza
cercata carezza d'una parola
che dentro separi ferma i tiepidi
nostri inganni di un tempo
da quelli oggi miseri e coatti
come se... "un boccio di castagno verde"...
V
... ah nostri tiepidi inganni!
tepori d'armonìa e sputi in faccia
tra venti di maggi e soli di'inverni
imperlati per scale
 dove il mare sta sempre di casa
tra le tende rigate
e i moli di sogno lungo i bastioni.
"Hai una figlia, mi dici, che d'altro?"
Via Lazzaretto è tutto un porcile
grugna giallo e lontano l'ultimo tram...
VI
... tra fermate e rimandi
per fronde basse s'illampa la sera
scimitarra circonflessa lunare
da corno a corno, da Frisi a Castaldi,
e la mente che stacca
su meridionali giorni diversi
su foto ricordo di mari più mari
su d'un alba di quelle...
tra costi e bilanci ho sete alla fonte:
"malata anche questa, per via dello sporco"...
VII
... tra gli sbuffi Liberty
freddi d'alberghi diurni assonnati
fa nido nella ghisa la ghiandaia
in attesa che si scoiattoli via
l'ultima nebbia o code grigie di essa
per tornare in neri boschi lontani
a nuovo graffiare per frasche e frappe
per vedi e verze, là, a vecchio splendore
come d'uso a striare
brandelli, altri, di cielo...
VIII
... dieci anni di cieli alti inalterabili
tra segno e simbolo scalfiti agli orli
da comignoli sghembi
emersi da un piano speculativo
giù per via Lecco-Palazzi-Tadino;
"là doveva abitare
un amico un parente o la donna
di chi ora vende tappeti orientali
dove la nebbia s'aggrigia al Naviglio".
Da orlo ad orlo è tutto un grido, uno scherno...
IX
... via Settala poi ...
 finisce il mare allo steccato.
Vince il denaro tra simboli e spese:
tutto s'acqueta come s'accorpasse
linea che s'appiatta
arrotata dalle lame del tram;
"minime lotte anche lì, ma lontane
da quell'hangar-riparo
che era piazzale Oberdan",
tra il maggio e il castagno...