TEATRO MENOTTI/L'HO FATTO PER IL MIO PAESE

13.03.2018 11:52

L’ho fatto per il mio paese

 

Fino al 15 maggio al teatro Menotti è di scena “l’ho fatto per il mio paese” di Francesco Freyre e Andrea Azalone, scritto con Antonio Cornacchione.  

Lo spettacolo torna a Milano riuscendo a mantenere intatta tutta la freschezza delle prime repliche quando il testo spinto dalla contingenza sembrava più che altro una piéce-istant attorno alle malefatte della ministra Fornero. Non si tratta assolutamente  di un’opera politica o di cronaca, ma di una divertentissima tragicommedia.

Metti una ministra del lavoro legata su di un lettino, tutta pesta e semi incosciente, metti un infermiere/fotografo disoccupato e lontano della pensione che slitta sempre più lontana: sequestrata e sequestratore. Sin dall’inizio le battute si susseguono a un ritmo vertiginoso sostenuto con grande abilità da Lucia Vasini e Antonio Cornacchione, entrambi in gran spolvero la sera del rientro a Milano.

Il primo atto è frizzante, tempi rapidi, gran mestiere da parte di entrambi gli attori a darsi e ricevere battute. I ruoli di spalla e comico si spostano da uno all’altro degli interpreti con gran divertimento degli stessi. Ed è bene che il pubblico si accorga come i due si divertono nel divertire. Lucia Vasini sforna esilaranti cammei attoriali uno dopo l’altro, dimostrando una grandissima capacità di usare la propria voce come vuole, straordinarie “le vocine”, che tanto “disturbano” il sequestratore Cornacchione che sfodera brevi flash di importante mimica corporea.

Come in tutte le commedie imprevisti e fraintendimenti si susseguono. L’impiccio più grave è causato dall’uso di una telecamera cinese “made in Napoli” usata per girare il video/documento del sequestro. Ai giornali sarà inviato il filmato delle accidentate prove del comunicato, registrate a insaputa di sequestrata e sequestratore. Che butterà tutta in farsa rendendo poco credibile sia la rapita e il rapitore.

I due cominciano a collaborare, si tenta di riparare tutto, inventandosi nuove soluzioni, ma improvvisamente cade il governo e nella cantina del sequestratore (uno spazio ben allestito da Alessandro Scarpa) si trova invece di una ministra una commercialista.

Più trattenuto, quasi più intimista, il diario delle insoddisfazioni e delle disfatte personali che occupa tutto il secondo tempo, amarezze condirete con humor che muovono più volte alla risata anche grassa. Tutelati da una regia puntuale, mai invadente, Lucia Vasini e Antonio Cornacchione sono splendidi interpreti di un testo che può sembrare semplice e poco profondo ma che  si rivela il miglior supporto per sviscerare battute dirette che assai velocemente  illuminano aspetti della contemporaneità tra crisi e disagi. Bello il “lampo” sul collezionista di collezioni” appiccicato addosso a chi si reca in edicola e prende ogni primo numero in promozione di qualsiasi raccolta di collezionismo.

Due mondi diversi che si urtano nell’interno d’una cantina/prigione che poi, alla fine, dopo i bilanci, anche cattivi, delle rispettive vite private si riavvicinano quasi a compenetrarsi.

Per la dinamicità del testo, per la gran bravura degli interpreti e per trascorrere una serata ridendo molto “L’ho fatto per il mio paese” è uno spettacolo più che consigliabile. Si replica fno al 15 maggio al Teatro Menotti.

Adelio Rigamonti