TEATRO DELLA COOPERATIVA/COMEDIANS

02.03.2018 17:12

COMEDIANS AL FEMMINILE

 

Riportare in scena Comedians, il testo che Trevor Griffith scrisse nel 1975 e che nell’85 ebbe una storica messa in scena al Teatro Elfo con la regia di Gabriele Salvatores, è una scommessa non facile, una scommessa, comunque, che va verificata dal pubblico e dalla critica.

A trent’anni dal gran successo di Comedians all’Elfo, Renato Sarti, uno di quelli che allora c’era, scommette sul vecchio testo.

Riproponendo la stessa versione tuttavia sarebbe stato difficoltoso evitare di presentare qualcosa di slavato, di meno graffiante e ancorato in tempi lontani. Renato Sarti sforbicia il cast, sforbicia il testo, inserisce molte battute legate ai nostri tempi, ma, soprattutto, chiede aiuto, per mettere in scena la sua visione del testo di Griffith, a quattro affiatatissime attrici (Margherita Antonelli, Alessandra Faiella, Rita Pelusio e Claudia Penoni, sul palcoscenico le quattro comedians in cerca di futuro) e ne esce una indovinata aggiornata versione al femminile, che riesce a conservare il valore intrinseco del testo originale: costringere lo spettatore a riflettere seriamente pur essendo coinvolto in una sarabanda comica, sovente esilarante.

Comedians è un testo che mixa continuamente la riflessione esistenziale con quella teatrale. Quella presentata al Teatro della Cooperativa di via Hermada è la storia di quattro aspiranti comiche, ciascuna con le proprie paure, le proprie delusioni, le proprie vite, viste, seguite durante le prove del saggio finale di un corso serale di teatro, sotto la guida di una vecchia attrice (la sempre generosa Nicoletta Ramorino). Al saggio sarà presente anche una talent-scout televisiva (una Rossana Mola ai limiti dell’iperrealismo nell’interpretare un personaggio freddo, fastidioso e antipatico). La presenza dell’intrusa, fra l’altro non scorre buon sangue tra lei e l’anziana insegnate, aumenta le paure, le perplessità delle aspiranti attrici che si trovano dinnanzi al dilemma se “restare fedeli ai propri ideali o tradire gli insegnamenti ricevuti per ottenere successo”, come ben sintetizzato nel testo della cartolina distribuita all’ingresso del teatro.

Nella preparazione al provino ansie e paure non fanno altro che inasprire gli animi delle quattro aspiranti attrici che diventano l’un l’altra feroci, cattive, pur sempre in chiave comica.

In questa prima parte il nocciolo del dilemma da risolvere: la vecchia insegnante lascia libere le allieve di osservare le linee guida dei suoi insegnamenti o tradire, consapevoli che col tradimento avrebbero ottime occasioni di finire in TV.

All’inizio della seconda parte il provino vero e proprio. Il pubblico in sala diventa il medesimo pubblico dello spettacolo nello spettacolo e conoscendo gli antefatti lo spettatore è messo in grado già di capire quali attrici finiranno in TV, cioè sarà in grado di comprendere chi ha tradito, chi è rimasta coerente, chi è entrata in crisi e chi si è autodistrutta.

Renato Sarti lascia briglia sciolta alle quattro mattatrici che hanno modo di raccogliere nelle proprie esperienze e cucirsi addosso l’abito cabarettistico più consono alle loro bravure, ma sempre in sintonia col testo iniziale di Griffith.

Per il finale tutti a discutere di ciò che è accaduto con l’intervento sempre più fastidioso, ma necessario, dell’impresario televisivo.

Al pubblico rimane da scegliere tra l’anziana insegnante: “Noi usiamo la risata come un mezzo, non come scopo” e la giovane spregiudicata impresaria TV: “Noi siamo dei servi. Loro chiedono. Noi forniamo.”

Senza intoppi dall’inizio alla fine con quattro mattatrici aggressive sempre attente ai tempi feroci con cui chiudere battute comiche.

Spettacolo in scena fino al 4 ottobre. Spettacolo da vedere per ridere, e si ride di gusto, e per riflettere, magari anche amaro.

Adelio Rigamonti