TEATRO DELLA COOPERATIVA/AGRODOLCE

02.03.2018 16:51

Batta al Cooperativa

 

“Cavalli di Battaglia” la stagione 2015/16 del Teatro della Cooperativa di via Hermada, zona Niguarda, ha presentato, i primi due spettacoli del suo ricco e spesso prestigioso cartellone.

Il 17 e 18 settembre a salire sul palco è stato Claudio Batta, fatto conoscere al grande pubblico da Zelig, con il suo “Agrodolce” tutto incentrato su uno degli argomenti più cari agli italiani: il cibo.

Dopo un inizio sottotono troppo infarcito di luoghi comuni, soprattutto quando racconta della cucina etnica, lo spettacolo decolla decisamente quando si avventura con successo in opportune e corrette considerazioni sulla spesa “coatta” degli italiani ai supermercati. Esilarante l’ultima spesa di Cristo all’Esselunga dove si apprende, tra fragorose risate del pubblico, che la birra alla spina gli mette un cerchio alla testa. Da quel punto lo spettacolo svolta e guadagna di ritmo, di tempestività nel costruire e nel chiudere la battuta, raramente banale. Riusciti gli affondi contro il crescere dell’obesità in un mondo di fame e di gran sprechi. Gran cammeo attoriale di Batta nel personaggio di Benito Bollito, un cuoco di Talk show televisivi, impegnato a illustrare la preparazione del pollo al wisky. Al lettore immaginarsi il finale del divertentissimo siparietto. Brioso il finale in cui Claudio Batta, padre, accompagna la figlia in una festicciola da McDonald’s, con tanto di ingurgitati Happy Meal con annessi pinguini e altre amenità, con passaggio d’obbligo al Pronto Soccorso per lavanda gastrica. Il pubblico, purtroppo assai ridotto, ride e applaude a un Claudio Batta, che si sta sempre più affrancando dai personaggini dei tempi di Zelig.

 

Il 19 e 20 settembre sul palco di via Hermada è salito Diego Parassole con “I consumisti mangiano i bambini”. Come dice lo stesso Parassole “i consumisti non mangiano i bambini… però tutti da tempo stiamo mangiando il loro futuro. Mi è  parso spettacolo convincente, ben strutturato, ben netta la suddivisione in due parti, senza avvertite pause. Si ride con “attenzione” dall’inizio alla fine. Parassole con mestiere, ironia e battute efficaci imposta col pubblico un dialogo ricco di dati, osservazioni tecnico-scientifiche, si parla di obsolescenza programmata e di quella percepita e dei meccanismi cerebrali che entrano in azione quando ci si prepara ad acquistare un prodotto. Un testo, scritto a quattro mani dallo stesso Parassole e Riccardo Piferi, interessante, corposo, che cerca di avvertire chiunque sia disposto ad ascoltare di scostarsi, con una certa fretta, da un mondo dominato dal concetto “il di più è meglio”.

Protagonista assoluto della seconda parte il cibo, o meglio, il prodotto alimentare che è sempre più pensato e, passatemi il termine, “allestito” più per essere venduto che mangiato senza tener conto della sua qualità in un mondo, ci dice sempre Parassole dal palco, costituito da sovralimentati e nello stesso tempo malnutriti. Risate continue, che a volte sono a bocca storta, insomma alcune risate fanno anche male come è giusto che sia in uno spettacolo che, senza trasformarsi in lezione accademica o altro, continuamente ci allerta e ci sprona a ragionare sui nostro consumi quotidiani.

 

Due spettacoli diversi, ma accomunati dalla critica al consumismo e dal saper comunicare divertendo. Lasciando il teatro dopo lo spettacolo di Parassole mi è tornata in mente, con violenza, la battuta finale di Claudio Batta “se come diceva Feuerbach noi siamo ciò che mangiamo non vogliamo essere buchi di culo di montone”.

Adelio Rigamonti