PRATICA 3927: STORIE DI ORDINARIA BUROCRAZIA (1971)
AVVERTENZA: a memoria potrebbe essere il primo racconto scritto.
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Nell'ufficio del primo distretto di burocrazia statale dagli armadi in frassino invetrati a due, a quattro, a otto ante fuoriuscivano, dall'usato dell’impiantito, brandelli di buropratiche, impignate all'interno; vecchi, perdonatemi!, anziani, dorati gli occhialini prendenari, e giovanuzzi, dignitosamente impiastrati ai capelli, incravattati, sinonimo di primo impiego, certezza per l'avvenire, costituivano gli altri indispensabili arredi delle stanze dell’ufficio suddetto.
Sui tavoli di ciascuno vi erano bombon mentolati, fondenti, alternativa al vietato fumare imposto per sicurezza e disciplina; sulla cellofanatura di ogni fugafumo, stampigliato in bodonico, stropicciato si leggiucchiava appena: caramella di stato.
Uno scaruffio di buropratiche: sui tavoli, nei cassetti, da firmare, da timbrare meticolosamente, rendeva opprimente l'ambiente, in cui i vecchi professori calligrafi, reclutati in massa nelle file della burocrazia statale, lasciavano, oh naturalezaa!, foggiate firme perfette di questo o quell'altro ministro su extra strong di prima, e i moschini tavolaccini, ovverossia scribacchini fior di conio o, se significar meglio volete, fedeli vassalli, infascicolavano dappresso ossequiasamente.
Il ricopiare e il subdistribuire a chi di competenza: ispettore, subispettore, segretario, sottosegretario (vassallo, valvassore, valvassino e poi la gleba), era la funzione creativa dell'ufficio del primo distretto di burocrazia statale, in cui quegli uomini, soavi come ex colonnelli in pensione seduti, per la peristalsi postprandìale, - “mi ricordo del trentotto, no, quella donna l'ebbi nel trentanove” -, all'ombra dei castagni matti di giardini municipali, in agonia tanto questi che quelli, non erano altro che i bottoni ( da otto, da quattro, da due asole secondo anzianità) della grande macchina della superba amministrazione statale.
Era sufficiente l'arrivo di una qualsivoglia pratica che questi uomini, non ostiando più di tanto, piglio epico alla D’Annunzio, il Gabriele, scattassero e si apprestassero al rituale della codificazione: dapprima il capo, pontefice massimo della carta bollata, occhiali dorati ben innasati, leggeva accuratamente, firmava e, sacerdote ministrante, in una truscia d'elevazione, passava agli altri il rei publicae corpus; i balaustrati leggevano - c‘è chi assicura di avere sorpreso qualcuno dei vacchi bottoni nell'atto di battersi il petto dinnanzi a una buropratica con l’imitata firma di questo o di quell'altro ministro - poi, s’immortalavano anch'essi; infine, dopo qualche altro sibilante non sum dignus, i giovani imberbi, emozionati ai loro primi incarichi statali, siglavano, infascicolavano, e riponevano negli armadi disimpiantiti e cigolanti: il gioco dei bottoni continuava all'infinito.
Di tanto in tanto questi piccoli, petulanti cives bullescentes - nei bar, per donne, la sera - venivano traslocati da un ufficio all'altro, burobagaglio appresso: la burocrazia statale incasava i propri fedelissimi sempre nei palazzi migliori della città, barattando la magnificenza dei loculi di rappresentanza con la cronica penuria di nosocomi e centinaia di bambini non aulabili: lo Stato, la sua efficiente opulenza vanno giudicati dalla spaziosa luminosità dei loro burouffici, questa era opinione, inopinabile, radicata nei governanti di un tempo, affetti da nastrite acuta, guaribile in cinque legislature s.c.: “ma ne sarete degni, voi“ riurlava qualcuno riaprendo il balcone.
In uno di questi palazzi, anni fa, tra il suddetto scaruffìo di buropratiche impignate, e tra l'altrettanto suddetta truscia d'elevazione, si consumò la stirpe dei bottoni.
Quel giorno, in cui, alcuni, incasati lontaniori, decisero d'indire un piccolo sciopero, modesto inoffensivo – una minchionata da regazzini cojoni - ai danni dello Stato, loro, i bottoni, non cavarono il cane: sarebbe ben presto arrivata una buropratica a sistemare il tutto; la buropratica giunse, fu l'inesorabile 3927 a), essa contenva, a braccio, le seguenti parole:
"Un piccolo, piccolissimo sciopero ha avuto inizio ieri l'altro in una piccola parte della città. In attesa di eventi chìarificatori, il non prendere nessuna decisione irrevocabile sembra al governo la cosa più saggia e proficua da farsi.
P.S. codificare la presente in attesa di ordini successivi”.
I bottoni, bofonchiando stramaledisa per la laconicità del testo, codificarono, come sempre, secondo gli ordini.
Quel giorno, in cui, alcuni, incasati lontaniori decisero di estendere quel piccolo, inoffensivo sciopero - una minchionata da ragazzini cojoni - ai danni dello Stato ad altre parti della città, mutando assai poco la situazione (gnanca un'ombretta), loro, i bottoni, non cavarono il cane, sarebbe ben presto arrivata una burobratica a sistemare il tutto; la buropratica giunse, fu l'inesorabile 3927 b), essa conteneva, a braccio, le seguenti parole:
"In riferimento alla pratica 3927 a, si fa notare che lo sciopero si è esteso ad altre parti della città, ma in misura tale da far peggiorare le cose in misura assai piccola.
Poiché le cose sono peggiorate di così poco, il non prendere nessuna decisione irrevocabile sembra al governo la cosa più saggia e proficua da farsi.
P. S. codificare la presente in attesa di ordini successivi. "
I bottoni, ribofonchiando stramaledisa per la laconicità del testo, codificarono, come sempre, secondo gli ordini.
Quel giorno, in cui, alcuni, incasati lontaniori, decisero, a situazione considerata, di rendere quel piccolo, inoffensivo sciopero ai danni dello Stato - una minchionata da regazzini cojoni - sciopero generale, poiché ormai un'estensione a tutta la città era cosa che comportava assai piccola differenza (gnanca un'ombretta), loro, i bottoni, non cavarono il cane, sarebbe ben presto arrivata una buropratìca a sistemare il tutto; la buropratica giunse, fu l'inesorabile 3927 c), essa conteneva, a braccio, le seguenti parole:
“In riferimento alla pratica 3927 b, si fa notare che lo sciopero è stato ulteriormente esteso, assumendo cosi il carattere di sciopero generale. Non vi è tuttavia, almeno per il momento, nessuna preoccupazione, in quanto la cosa. era scontata, logica e naturale. Di poi si fa notare che gli eventi odierni, se messi in relazione con quelli della settimana scorsa, sono mutati in assai piccola, si noti bene " assai piccola", misura
e quindi il non prendere nessuna decisione irrevocabile sembra
a1 governo la cosa più saggia e proficua da farsi.
P.S. codificare la presente in attesa di ordini successivi."
I bottoni, bofonchiando nuovamente stramaledisa per la laconicità del testo, codificarono, come sempre, secondo gli ordini.
Quel giorno, in cui i sindacati di un’altra parte della città si accorsero che lo sciopero era divenuto incontrollabile, decisero di collaborare con gli operai insorti e, a situazione considerata, di fornire loro le armi, loro, i bottoni, non cavarono il cane, sarebbe ben presto arrivata una buropratica a sistemare il tutto; la buropratica giunse, fu la inesorabile 3927 d), essa conteneva, a braccio, le seguenti parole:
"Il governo non può nascondere alla cittadinanza, che lo sciopero ha assunto ormai il carattere di sommossa. I mutamenti in questo senso sono avvenuti in una successione di tempo così breve che il prendere qualsiasi irrevocabile ed immediata decisione potrebbe essere segno di avventatezza. Ciò non deve e non può succedere poiché il governo non deve mostrare alcuna debolezza. Quindi il non prendere nessuna irrevocabile decisione sembra al governo, almeno per il momento, la cosa più saggia e proficua da farsi.
P.S. codificare la presente in attesa di ordini successivi."
Uno dei tavolaccini, dignitosamente impiastrato ai capelli, arrossendo, oh l'impudenza di parlare a un suo burosuperiore!, azzardò l'ipotesi d'un governo mal saldo, un po' groggy. I bottoni più anziani, invece, bofonchiando di nuovo stramaledisa per la laconicità del tasto e l'impudenza dello scribacchino implume, codificarono, come sempre, secondo gli ordini.
Quel giorno, in cui tutte le vie della città erano percorse da gruppi di insorti armati, loro, i bottoni, nonostante sentissero il clamore degli scioperanti, ormai giunti sotto il loro buropalazzo, invece di cagarsi sotto, come avrebbe fatto ciascuno di noi, non cavarono il cane, sarebbe ben presto arrivata una buropratica a sistemare il tutto; la buropratica giunse, fu la inesorabile 3927 e), essa conteneva, a braccio, le seguenti parole:
"Il Governo è stato reso impotente poiché è stato definitivamente isolato dai sindacati. Nessun collegamento è più possibile con la classe operaia. Dare ordine a tutte le forze armate della città di reprimere, reprimere, reprimere. Non c’è assolutamente tempo da perdere. Far giungere a tutti gli ordini di repressione e codificare la presente pratica”
Il "bottone " più anziano, finalmente orgoglioso, nonostante la brevità del tasto, si accinse trionfando ad abbandonare la sua cara scrivania e a gettarsi sul telegrafo per comunicare l'ordine: “reprimere, reprimere, reprimere!”, ma alzando gli occhi vide un triste spettacolo: gli altri bottoni, quelli anziani e i giovani inpomatati, ammutoliti fisravano con gli occhi sbarrati qualcosa dietro di lui. Lentamente il capo " bottone " si girò su se stesso: quale amara visione!
Invece del solito fattorino dell’ufficio un operaio, uno di quegli operai massicci, dai baffi ben curati, che ai lettori dei giornali ben pensanti avevano sempre ispirato gustosa simpatia e triste compassione.
Una risate da avanspettacolo ruppe l‘aria. e il gaio operaio invitò, come in un minuetto di Boccherini, i bottoni a chiudersi nell'armadio con le loro scartoffie. Ognuno cercava gli armadi più capaci e accoglienti. I giovani impomatati si dovettero accontentare dei più angusti: l’operaio dai baffi ben curati ridendo chiuse ogni armadio, accuratamente. Prese poi la pratica 3927 e, resistendo alla tentazìone di pulirsi il culo. scrisse a chiare lettere:
" Perché a nessuno salti in mente di riprodurre questa stirpe impicciona, gli operai posero."
Applico la pratica con il suo post scriptum sull’armadio dove si trovava rinchiuso il capo bottone e ridendo se ne andò.