NOVEMBRE/TEATRO MENOTTI/DONCHISCI@TTE/4,5/5

03.06.2020 12:32

UN DONCHISCI@TTE CHE SPIAZZA

Il donchisci@tte di Nunzio Caponio, per l’adattamento e regia di Davide Iodice, in scena al Menotti fino al 17 novembre, di certo spiazzerà tutti coloro che arriveranno in teatro pensando di dover assistere a un semplice spettacolo comico. Protagonista assoluta è la follia lucida ed empatica di un vecchio blogger con tanto di personalissimo canale Youtube.

Non è il Don Chisciotte di Cervantes che luminosamente ristagna nell’immaginario collettivo, ma una totale riscrittura che non è per nulla una trasposizione nell’oggi del testo originale.  L’opportuna scenografia di Tiziano Fario introduce lo spettatore in una sorta di garage/bunker nel quale sono bene in vista una postazione ruspante per la registrazione di messaggi video da inviare sui Social e due strane armature che ricordano assai da vicino quelle dei samurai. Le efficaci luci di  Andrea Garbini e gli effetti video ci trasportano in un’atmosfera che sa al contempo di claustrofobico e di luogo da cui partire per una rivoluzione pazza ma necessaria.

Tra farneticazioni quantistiche che vivificano dialoghi surreali fra Donchisci@tte, di rigore la chiocciola, e Sancho Panza affettuoso scudiero, che pur essendo mansueto non riesce sempre a star dietro le folli elucubrazioni del capo e sbotta, la pièce è un continuo rimpallarsi di domande sui meccanismi del mondo attuale in cui l’abitudine o meglio l’assuefazione inconscia, ma colpevole, all’oggi con tutte le sue implicanze tecnologiche e globalizzanti, distrugge emozioni e poesia.

Per esemplificare i rischi che noi tutti corriamo di essere ingoiati dal buco nero dell’ignoranza e dalla mancanza di sensibilità, il testo ricorre a citazioni colte e d’effetto come il famoso principio della rana bollita che è utilizzato dal filosofo anarchico americano Noam Chomsky per descrivere la Società e i Popoli che, accettando passivamente il degrado, le vessazioni, la scomparsa dei valori e dell’etica, accettano di fatto la deriva, la sottomissione la definitiva trasformazione, voluta dai poteri forti, in Zombie all’incontrario, ossia vivi fuori e morti di dentro.

I nuovi mulini a vento contro i quali Donchisci@tte  vuole combattere sono proprio ignoranza e insensibilità che ci vengono quotidianamente imposti senza che noi ce ne possiamo accorgere. L’unica arma possibile per vincere questo nuovo epico scontro è l’amore verso l’altro, ma benché si raccolga attorno al lucido folle cavaliere un esercito di internauti, l’esito non è assolutamente scontato forse perché manca nella società attuale il sentimento della paura del futuro, sentimento che è alla base di ogni resistenza e rivolta.

Il sorprendente testo, una raffinata e colta affabulazione attorno all’oggi, è sorretto dalla grande interpretazione di Alessandro Benvenuti e Stefano Fresi. Davvero bravi in ogni momento anche se parzialmente penalizzati, soprattutto Benvenuti, dalla non ottima posiziona tura dei microfoni sul palco.

Il  Donchisci@tte di Benvenuti è personaggio decisamente border-line che tuttavia la grande interpretazione, benché necessariamente urlata per esigenze narrative, trattiene sempre lontano da sfumature grottesche. D’altro canto  Stefano Fresi è un antagonista/amico, la persona che cerca di stare sempre vicino al proprio “Cavaliere”, dando vita a un personaggio complesso in equilibrio tra obbedienza e rivolta in cui spesso emerge una grande sensibilità artistico-musicale. Da vedere. (a.r.)