UN'ESTATE

I vecchi, è noto, non amano abbandonare la propria casa, neppure per brevi periodi di vacanza. Sovente i più accampano scuse, una sorta di sbiascicata litania, del tipo “i soldi che ci vogliono” oppure “la troppa confusione”. In realtà ciò che maggiormente li preoccupa e rode di dentro è il semplice e solo atto dell’allontanarsi dalle proprie cose. Nei vecchi l’attaccamento alla roba può sembrare, in alcuni casi, paradossale, ma di certo è essenziale.
Pare che, nelle stagioni estive, l’occupazione preferita dai vecchi sia quella di lasciarsi spiare nell’intimità delle proprie abitazioni.
Un temporale aveva smesso, che era poco, di scuotere le tegole ai tetti quando Bucco, poco prima del tramonto, si affacciò alla finestra. Da quell’istante ogni sua attenzione fu catturata da quanto accadeva nella cucina che gli stava dirimpetto, un piano più sotto. Inquadrato dagli stipiti delle finestre aperte Bucco scorse l’Uomo Dagli Occhi Chiari. Questi, un uomo già in là con gli anni, era intento a sparecchiare la tavola dai resti della cena. Dalla fretta con cui i suoi gesti si consumavano si sarebbe detto più un nascondere d’aver cenato che uno sparecchiare. "Il mangiare per i vecchi - pensò Bucco - sembra più che altro essere una specie di dovere da sbrigare al più presto”.
L’Uomo Dagli Occhi Chiari era noto a Bucco per via di occasionali incontri nelle botteghe di quartiere: “Buongiorno, buonasera”, nient’ altro.
Bucco, dal suo osservatorio, poteva scorgere soltanto una piccola porzione della cucina. Un tavolo per il lungo, due sedie scostate, non di molto, da questo e l’uomo, in canottiera, che to­glieva i piatti per portarli nel lavello vietato alla vista. Sulla tovaglia rimase soltanto, semiavvoltolato, uno di quei cartocci che confezionano i salumieri nel consegnare la loro merce.
L’Uomo Dagli Occhi Chiari sparì, un attimo, dalla vista. Vi tornò subito dopo con un foglio di carta argentata; in questa avvolse con cura gli avanzi: forse prosciutto. Dal cartoccio primitivo sottrasse il foglio di carta oleata. Lo sollevò dritto alla luce, quasi cercasse di vederci attraverso. Lo pose, quasi una carezza, sul tavolo. Lo tenne immobile con la mano sinistra. Con il palmo della destra lo lisciò più volte. “Ci vuole un’arte anche nel riporre le cose”, pensò Bucco.   
L'Uomo Dagli Occhi Chiari accostò al tavolo, di quel tanto che bastava, una sedia: vi si accomodò. Attentamente riprese a esaminare quel foglio. Con sufficienza indispettita allontanò da sé quello che poteva essere un moscerino invadente. Estrasse dal cassetto del tavolo, in un gesto che tradiva la meccanicità del consueto, un minuscolo temperino. Con questo iniziò a incidere il foglio con chissà quali suoi desideri e intenzioni. I movimenti dell’incidere erano rapidi, decisi, come se il vecchio avesse coltivato quell’abitudine da sempre. Per un buon quarto d’ora l’Uomo Dagli Occhi Chiari lavorò con amore al suo progetto sotto lo sguardo incuriosito di Bucco.
Terminata 1’incisione, 1’uomo ripose il temperino nel cassetto e in questo, alla cieca, scovò due mollette per panni. Le guardò, quasi a soppesarle, vi alitò sopra e, con un lembo della canottiera, le strofinò con scrupolo per rimuovere eventuali grumi di sporco nascosto. Facendo forza coi piedi si alzò scostando all’indietro la sedia. Prese foglio e mollette e si diresse sul balcone. Si accorse perché altro non poteva della presenza di Bucco. Sorrise e, come se nulla fosse, continuò nel suoi privati progetti. Fissò con attenzione il foglio alla corda dei panni accanto a una camicia color azzurro cenere. Guardò Bucco e in un amen, senza alcuna intenzione di scusarsi, soffiò un “sa, noi vecchi...”. Bucco fece un passo indietro,  e si ritirò dalla finestra.
    All’indomani, una mattina limpida come succede nei mesi estivi dopo una sera di temporale, Bucco trovò sul lastricato del cortile un foglio di carta oleata portato lì dal vento a sfuggito alle pulizie della portiera. Lo raccolse e non ebbe dubbi che quello fosse il foglio inciso dal vecchio. Né poteva averne. Tra tagli netti e decisi vi lesse antiche favole istoriate: una guerra, un mare, una donna e un sole. Questo, con i suoi raggi, debordava, per ampi tratti da una faccia all’altra del foglio.
    In quel mentre uscì in cortile l’Uomo Dagli Occhi Chiari. Si avvicinò a Bucco, tese la mano per riavere il foglio e, di fretta, disse: “I vecchi, l’estate, non amano abbandonare le proprie case”.
 
 
I vecchi, è noto, non amano abbandonare la propria casa, neppure per brevi periodi di vacanza. Sovente i più accampano scuse, una sorta di sbiascicata litania, del tipo “i soldi che ci vogliono” oppure “la troppa confusione”. In realtà ciò che maggiormente li preoccupa e rode di dentro è il semplice e solo atto dell’allontanarsi dalle proprie cose. Nei vecchi l’attaccamento alla roba può sembrare, in alcuni casi, paradossale, ma di certo è essenziale.
Pare che, nelle stagioni estive, l’occupazione preferita dai vecchi sia quella di lasciarsi spiare nell’intimità delle proprie abitazioni.
Un temporale aveva smesso, che era poco, di scuotere le tegole ai tetti quando Bucco, poco prima del tramonto, si affacciò alla finestra. Da quell’istante ogni sua attenzione fu catturata da quanto accadeva nella cucina che gli stava dirimpetto, un piano più sotto. Inquadrato dagli stipiti delle finestre aperte Bucco scorse l’Uomo Dagli Occhi Chiari. Questi, un uomo già in là con gli anni, era intento a sparecchiare la tavola dai resti della cena. Dalla fretta con cui i suoi gesti si consumavano si sarebbe detto più un nascondere d’aver cenato che uno sparecchiare. "Il mangiare per i vecchi - pensò Bucco - sembra più che altro essere una specie di dovere da sbrigare al più presto”.
L’Uomo Dagli Occhi Chiari era noto a Bucco per via di occasionali incontri nelle botteghe di quartiere: “Buongiorno, buonasera”, nient’ altro.
Bucco, dal suo osservatorio, poteva scorgere soltanto una piccola porzione della cucina. Un tavolo per il lungo, due sedie scostate, non di molto, da questo e l’uomo, in canottiera, che to­glieva i piatti per portarli nel lavello vietato alla vista. Sulla tovaglia rimase soltanto, semiavvoltolato, uno di quei cartocci che confezionano i salumieri nel consegnare la loro merce.
L’Uomo Dagli Occhi Chiari sparì, un attimo, dalla vista. Vi tornò subito dopo con un foglio di carta argentata; in questa avvolse con cura gli avanzi: forse prosciutto. Dal cartoccio primitivo sottrasse il foglio di carta oleata. Lo sollevò dritto alla luce, quasi cercasse di vederci attraverso. Lo pose, quasi una carezza, sul tavolo. Lo tenne immobile con la mano sinistra. Con il palmo della destra lo lisciò più volte. “Ci vuole un’arte anche nel riporre le cose”, pensò Bucco.   
L'Uomo Dagli Occhi Chiari accostò al tavolo, di quel tanto che bastava, una sedia: vi si accomodò. Attentamente riprese a esaminare quel foglio. Con sufficienza indispettita allontanò da sé quello che poteva essere un moscerino invadente. Estrasse dal cassetto del tavolo, in un gesto che tradiva la meccanicità del consueto, un minuscolo temperino. Con questo iniziò a incidere il foglio con chissà quali suoi desideri e intenzioni. I movimenti dell’incidere erano rapidi, decisi, come se il vecchio avesse coltivato quell’abitudine da sempre. Per un buon quarto d’ora l’Uomo Dagli Occhi Chiari lavorò con amore al suo progetto sotto lo sguardo incuriosito di Bucco.
Terminata 1’incisione, 1’uomo ripose il temperino nel cassetto e in questo, alla cieca, scovò due mollette per panni. Le guardò, quasi a soppesarle, vi alitò sopra e, con un lembo della canottiera, le strofinò con scrupolo per rimuovere eventuali grumi di sporco nascosto. Facendo forza coi piedi si alzò scostando all’indietro la sedia. Prese foglio e mollette e si diresse sul balcone. Si accorse perché altro non poteva della presenza di Bucco. Sorrise e, come se nulla fosse, continuò nel suoi privati progetti. Fissò con attenzione il foglio alla corda dei panni accanto a una camicia color azzurro cenere. Guardò Bucco e in un amen, senza alcuna intenzione di scusarsi, soffiò un “sa, noi vecchi...”. Bucco fece un passo indietro,  e si ritirò dalla finestra.
    All’indomani, una mattina limpida come succede nei mesi estivi dopo una sera di temporale, Bucco trovò sul lastricato del cortile un foglio di carta oleata portato lì dal vento a sfuggito alle pulizie della portiera. Lo raccolse e non ebbe dubbi che quello fosse il foglio inciso dal vecchio. Né poteva averne. Tra tagli netti e decisi vi lesse antiche favole istoriate: una guerra, un mare, una donna e un sole. Questo, con i suoi raggi, debordava, per ampi tratti da una faccia all’altra del foglio.
    In quel mentre uscì in cortile l’Uomo Dagli Occhi Chiari. Si avvicinò a Bucco, tese la mano per riavere il foglio e, di fretta, disse: “I vecchi, l’estate, non amano abbandonare le proprie case”.