UNA CONVALESCENZA

Esistono paesi al mondo in cui il giungervi è impossibile.
Le vie sono strette. Le case ai addossano le une sulle altre in un  bianco ricamo di archetti e scale esterne. Tutt'attorno alle abitazioni vi stanno mura di cinta spesse anche più di due braccia, qua e là ricoperte da un fitto intrico di ramaglie. Al di là delle mura: balze come imbuti conducono l’occhio al mare, piatto come una padella.
Questi paesi sono avvolti in un colore carta di zucchero che si scolora di poco quando piove. La pioggia è, tuttavia, un fatto occasionale ed è sempre a scrosci. Il sole penetra solo di taglio, e per quelle vie è sovente difficile essere colti dal  mezzogiorno. Le ombre non hanno margini netti e si consumano ai limiti di piccole cascate di fiori che spiovono giù dai balconcini in pietra. In questi paesi i fiori sono soltanto “fiori”, così come le pietre soltanto “pietre” e le vie, “vie”. Sembra che le notti siano, più che altro, impercettibili squarci di notte.
A questi luoghi non s’addicono annotazioni naturalistiche ma soltanto citazioni letterarie. Quando piove sul mare, a ricevere altra acqua dal cielo è solo il mare di Shelley, non altri. Così per qualsiasi altra natura di questi luoghi in cui non è possibile giungere.
Esistono in questi paesi il dolore e la sua cognizione così come l'allegrìa, ma se ne stanno separati in colori distinti.
Per abitare in simili paesi è indispensabile avere buona dimestichezza coi colori se si vuole uscire dall’ocra-dolore ed entrare nell’arancio-allegrìa, o compiere il percorso contrapposto. Non esistono, al contrario, profumi. Se ce ne fosse uno, anche uno soltanto, sarebbe certo solo quello sparso dalla ginestra di un redivivo Leopardi.
Sovente in questi paesi ama soggiornare l’Uomo Dal Segno In Faccia, una cicatrice profonda di colore viola, una sorta di luna turca. Questi, passeggi lungo le mura o stia immobile a contemplare il mare piatto, si muove sempre sul confine tra il dolore e l’allegrìa.
L’Uomo Dal Segno In Faccia trascorre la maggior parte del suo tempo in un ampio sterrato all’interno di un torrione semidistrutto.
Con un bastone continua a tracciare confini tra l’ocra-dolore e l’arancio-allegrìa. A osservare il suo gran da farsi  si direbbe che non sia mai soddisfatto del confine appena segnato, tant’è che instancabilmente mischia i colori.
Di sopra, il paese rimane avvolto nel suo colore carta di zucchero che si scolora di poco quelle rare volte che piove, a scrosci.
“Di questi paesi non esistono tracce sulle carte geografiche ma soltanto sulle labili tele delle convalescenze d’infanzia, quando, col naso insensibile ai profumi, si giocava coi colori nel buio di una stanza”.
Così, o forse meno letterariamente, dovette pensare Bucco quando, smontato dal traghetto, si infilò tra le vie strette dell’isola. Le case addossate le une sulle altre in un  bianco ricamo di archetti e scale esterne. Tutt'attorno alle abitazioni mura di cinta spesse anche più di due braccia, qua e là ricoperte da un fitto intrico  di ramaglie. Al di là delle mura, balze come imbuti conducono l’occhio al mare, piatto come una pade1la.
In un ampio sterrato all’interno di un torrione semidistrutto l'Uomo Dal Segno In Faccia si muoveva sul confine tra il dolore e l'allegrìa.