QUADRI IN ESPOSIZIONE
Davanti a “Melo II” di Gustav Klimt
Sotto lo stento melo nero stavo.
Era presagio lo stento del melo
d’una maltrattenuta mia pace
che presto se ne sarebbe svolata
in reliquiari d’insane insonnie,
in teche di svaghi: breve l’infanzia.
A quel melo nero sono tornato:
ora la mia vista tutto ingombra,
tanto dal ricordo s’è rafforzato,
scarse vie ai voli del cielo,
poche le fughe, enorme mi schiude.
Davanti a “Marae” di Paul Gauguin
pensando a mia moglie
… che ancora a volte dentro m’esplode
la forte voglia del giallo solare
e dei rossi che rendono gai:
stanno lì nel tuo lieve sorridere,
sparse perle tra biche di polvere,
ninnoli acquistati chissà dove,
abiti smessi, versi abbozzati.
In qualche parte del mondo di certo
s’applaca uno scuro forse-dio
se la tua mano calda: la febbre,
d’imminenti nevicari lombardi,
calma e mi riaggiusta la vita.
Davanti a “Rose sotto gli alberi” di Gustav Klimt
Accovacciate forse rose stanno
del ricordare in qualche luogo:
magari il più celato, recondito,
che delle tua dita (oh!) lo sfioro
vagamente a volte mi riverbera...
E’ che - sì! - uscirsene vorrebbero
dallo stantìo, dall’usato trantran...
Davanti a “Il treno sotto la neve - La locomotiva” di Claude Monet
Gli occhi rossi dentro il vapore:
a Lodi la frontiera,
parole che cadevano d’intorno,
a Piacenza già gustavo il Natale...
... un qualcosa deve aver lasciato
quel trafficato sobbalzare in treno
nell’ossa, nel mio modo d’andare:
anche il viaggio è alfabeto.
Davanti a “Il cavallo bianco” di Paul Gauguin
... che è di quello rosso che voglio dire.
Lo sfuggente rosso,
preso di sghembo, sogno cavalcato.
Ma un oscuro intrico mi trattiene
mi sperde per spire e storte nere:
frano nell’imbarazzo del non so.
... che nel vago mio, forse in fondo,
ancora s’abbevera il ricordo:
Anna la rossa infiammava il corso,
noi straccapalle lì a guardare
prima che via Fiamma la succhiasse.
Se il cavallo bianco
un poco si scostasse
allora sì che avrei di che
le mie vecchie seti soddisfare.
Davanti a “Bagnanti a La Grenouillère” di Claude Monet
a mia moglie
... la tela m’illumina un altrove:
fu forse un lampo controsole
la banchina a Budapest in un parco
bagnanti bambini dietro la figuretta
sorpresi nel tuffo sospesi...
E sta nell’aria appesa la sorpresa
di trovarmi ogni giorno acceso
da una carezza o da un tuo sgarbo...
Denuncio il plagio, il furto quel verde
è di un tuo pastrano
ci filo come in un barchino saldo
nel mio girarti attorno da trent’anni...
Davanti a “Composizione in blu, grigio e rosa” di Piet Mondrian
… e che dentro questi reticoli
come fosse selce m’immergo:
come se un’infilera di piccioni,
ed io nel becchettìo con loro,
da spigolo a spigolo andassi vago…
Sono care tessere urbane
il riemerso, il becchime più dolce:
dove la linea morbida s’incurva
fu forse il braccio sulla tua spalla.
Davanti a “Il vaso blu” di Giorgio Morandi
Hanno un movimento tutto loro
i resti, gli avanzi del quotidiano
(fu spesa a caro prezzo la poltiglia),
come se per un nascosto volere
cauti cercassero di tornare.
Rovesciata alla mensa la scodella
il vecchio scoprì un autunnoso sole
scaldare di via Kramer lo scarno:
la stanga abbassata alle spalle
vietò alla sua valigia di tornare.
Davanti a “Gatto che divora un uccello” di Pablo Picasso
Tigrato, grasso, il gatto che divora,
di sotto un volto umano, un forse tordo...
… che qui non son più favole d'infanzia
paure, angosce, l'uomo nero, il buio:
in punta di piedi verso lo scanno...
… in fila, prima i pirla e poi i saggi
ciascuno con un barattolo di colla,
forse coccoina, nella speranza
(estrema, sì!) di restar attaccati...
Davanti a “L'Adda a Imbersago” di Ennio Morlotti
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Dentro coloratissimi silenzi,
se vi va di cercare con gran cura,
in riva all'Adda od altro grande fiume,
purché lombardo e con questi colori,
troverete forse una mia scarpa
o altro di rimasto dopo l'amore:
gran rimedio alla noia ora che stoppe
cenciose, bruni sterpi, arbusti secchi
mi si serrano d'intorno con schiocchi...
Davanti a “Montagne a Saint Remy” di Vincent Van Gogh
Pare che abbiano lì orecchie bluastre
tese a chissà qual brusìo d'ascolto
le montagne d'attorno a Saint Remy:
son disposte quasi a conca, trappole
forse per quel domestico ronzìo
che sorte da malte, da stoffe, da ossa
(e così lievemente come un fumo)
sempre attorno a quel che si è fatto e si fa...